Questo articolo è rivolto soprattutto a me stessa, per non dimenticare con il passare del tempo, ciò che ho sostenuto e appreso, nei i diversi passaggi di questo lungo periodo di isolamento e per ricordarmi di farne tesoro, anche quando la bufera sarà passata. Per rileggermi e soffermare la mia attenzione su quelle situazioni, che forse nascondono i nostri cambiamenti più profondi. Quelli che, anche senza accorgercene, ci hanno segnati per sempre! Perché vedete, ognuno di noi, avrà attraversato questa bufera in modi diversi ed avrà vissuto la sua proiezione della realtà, legata ad infinite variabili, traendo le proprie conclusioni o ci starà senz’altro, ancora lavorando. E se vero che la vita, non è altro la risposta alle nostre proiezioni, del nostro mondo interiore, allora anche il modo e la realtà di come avremmo vissuto questa invasione del nuovo Virus, sarà legato allo stesso concetto. È accaduto, ciò che doveva essere. Una vera tragedia o anche la più grande delle opportunità. A voi la risposta, che si nasconderà per sempre, dentro le nostre stesse esistenze, dietro al nostro prossimo futuro e a quello che sapremo ricostruire…
Ho scelto questo titolo, perché credo che questo periodo, senz’altro difficile ed inaspettato per tutti, ci abbia regalato anche la nostra più grande occasione: Quella di metterci forzatamente e fra le mani, il nostro più grande specchio, difronte a noi stessi.
Ho voluto scrivere della mia realtà, perché ritengo, che una delle trasformazioni più grandi di questo periodo, sia il sacro concetto della riaffermazione della libertà individuale. Infatti, questa “Novantena”, avrà ancora delle conseguenze enormi sulla nostra evoluzione e non si fermerà di certo, solamente al periodo di prigionia, nelle nostre case. Il CV19 ha sottolineato principi e valori, pero ha aperto una parentesi importante su ciò che mancava, per superare i propri limiti. Personalmente, levandomi la mia più grande paura, quella della morte. Scopriremo poi, che il più grande errore è stato quello di definire questi tre mesi come una non – vita, perché nonostante abbiamo avuto la sensazione di esserci fermati, per un lungo periodo, comunque la vita, la natura e le leggi universali sono cosi perfette, che hanno continuato a fare il loro corso…
IERI – Le prime settimane hanno rappresentato, più di ogni altra cosa, lo shock, la presa di coscienza e l’accettazione della nuova circostanza che si presentava: Non scorderò mai, la sensazione di soffocamento, come se fossimo semplicemente degli spettatori di un palcoscenico, dal sipario già chiuso, i nuovi protagonisti di un film d’horror, mai girato. Lo tsunami era davvero in corso. Conoscevamo, da vicino e per la prima volta, il nemico: Lo chiamavano “Coronavirus” e nasceva in China, da un tipo che aveva inghiottito un pipistrello. Lo immaginavo dalle fotografie, come un piccolo mostro, brutto, rosso e peloso; Ci raccontavano che si nascondeva nei luoghi più reconditi del nostro corpo e dicevano che gli piaceva giocare a nascondino, riempendo quegli spazi inconsci rimasti inesplorati, lavorando su tutte le cellule del nostro organismo. Sarebbe stato il nemico dalle sembianze trasparenti, il potentissimo re dei re o quell’esserino piccolino, occulto e spietato, che ti aspettava fuori dal balcone, quel cecchino, che prendeva la mira del suo prossimo bersaglio, per gridare senza pietà: “Avanti a chi tocca!” . Grande era l’isteria dei primi momenti; Affiorava improvvisa la paura, legata principalmente alla sopravvivenza e quella sensazione di impotenza, pensando a come difendere i nostri cari e chi ti circondava, riemergeva impavido e con forza, dalle viscere terrestri, il nostro senso di protezione. Sembrava un progetto macabro del diavolo, quasi fosse stato concepito a tavolino, per sterminare l’umanità, soprattutto quella degli over 60’. Pensavi di scappare e buttare tutto dentro una valigia, ma dove? Ti informavi e pensavi a tutti quei luoghi esotici e lontani, a quelle isole felici, ma che in realtà, non ti avrebbero fatto stare meglio, né regalato un passaporto più sicuro, per salvarti la vita. Nel mio caso, finalmente, mi spiegai anche un pezzo del destino, quello che mi aveva riportata a casa, in Italia, dopo anni vissuti all’estero. Ritrovai cosi la pace, chiudendo un cerchio importante della mia esistenza. Cominciammo a saccheggiare le prime farmacie e a fare un carico di medicinali per le eventuali necessità ed emergenze. Cominciammo a capire, cosa significasse indossare una mascherina e un guanto monouso, ad utilizzare disinfettanti associati a lavaggi compulsivi delle mani. Svuotammo i supermercati, per riempire le credenze per un mese, in caso di supposta carestia. Iniziavano a cadere le prime vittime, centinaia, che poi diventarono migliaia; Nord e sud non erano più la stessa cosa, sembravano appartenere a due paesi diversi. Il nord Italia, sembrava essere stato maledetto. Al telegiornale iniziavano le immagini delle emigrazioni di massa, folli ed eccitate, dirette al sud della penisola, con la stazione di Milano che sembrava un girone dell’inferno. Tiravi ogni giorno, un sospiro di sollievo, perché fortunatamente, ti trovavi Roma e non vicino all’epicentro del dolore. Ritrovai anche un senso di Italianità, riappropriandomi del valore di comunità e sentendomi parte della grandezza del nostro Paese. Studiammo ogni dettaglio sull’importanza del benedetto sistema immunitario, capendo finalmente, che non era solamente una questione di curarlo attraverso una sana alimentazione, ma che si trattava anche di cercare interiormente la felicità, innalzando le antenne dell’umore. Capii infatti che (nonostante le circostanze fossero terribili e devastanti) per non cadere nella trappola di ammalarsi, era importante tenere alte le nostre vibrazioni energetiche, senza perdere di vista le mie due amiche sincere: Pace e Serenità. C’era tanto silenzio. C’era un silenzio innaturale. Ero così desiderosa che si fermasse quell’unico e fastidioso suono delle ambulanze sostituendosi magicamente, dal suono delle onde del mare. Poi, ci furono tanti applausi, tamburate, cantate e ballate, rivolte ai nostri unici veri eroi di questa guerra, i medici e gli infermieri. L’Inno di Mameli era divenuto un’unica grande voce e i violini strimpellavano dai nostri balconi malinconiche serenate! Ti affidavi spesso a Gesù, Giuseppe e Maria; Apprezzai tutto ciò che avevo, nonostante la realtà fosse sempre la stessa e ricreai addirittura dei mandala dedicati esclusivamente al rituale del ringraziamento. Riguardavo costantemente, come fosse oramai un ricordo lontano, le ultime foto del cellulare con gli ultimi momenti di vita vissuta in libertà. Poi ripensai automaticamente a quell’appuntamento mancato e rimasto in sospeso, a quell’amore mai vissuto, per orgoglio o per codardia. Si ruppero continuamente tutti gli schemi e i preconcetti costruiti nel tempo, i ruoli non importavano più. Comparivano gli amici del cuore, si scambiavano milioni di videochiamate contornate da facce increduli e battute stupide per sdrammatizzare. Le conversazioni si concludevano sempre, con quel ti voglio bene, così pieno di significato. In casa provavamo a riprendere pian piano il valore di una organizzazione mentale e di una routine giornaliera e perduta dietro una porta. Cominciava dal mattino presto, l’invasione spropositata di messaggi che arrivavano da tutte le parti: Inviti ai party interattivi, corsi di yoga, di cucina e bellezza. Tutte le tipologie dalla dj section, fino alle parodie di qualche cinofilo. Dalle filastrocche per bambini e consigli utili di bellezza e make- up, alle meditazioni ancestrali e concerti serali. Imparavi a ricrearti e a creare; Si costruivano borse e mascherine Dipingevi pareti e armadi buttavi le carte, sistemavi, le cantine, ritrovavi i quadri preferiti e sfogliavi diari segreti. Si riarmavano i lampadari veneziani e si studiavano le arti, visitando virtualmente tutti i più importanti musei del mondo. Qualcuno si divertiva a cimentarsi e reinventarsi imprenditore, investendo e giocando in borsa o facendo business con materiali di healt – care, divenuti di prima necessità. Mano a mano che i giorni passavano, lottavi costantemente con la perdita del tempo ormai sospeso e con le date di un vecchio calendario che ricordavi solo quando dovevi festeggiare un compleanno di qualcuno a cui tenevi particolarmente. C’erano gli amanti di Netflix ed altre piattaforme digitali che diffondevano le informazioni sulle serie americane interminabili. I personaggi pubblici, si facevano vedere lanciando messaggi quasi intimidatori “Restate a casa”, sembrava essere diventato lo spot più ripetuto degli ultimi mesi. Si scoprivano nuove applicazioni che, con fantasia e sociabilità e più stravaganti che mai, spuntavano come funghi. Come quella dai mille puntini satellitari, che ci aggiornava, su dove il nemico si fosse installato e dove si sarebbe dilagato a livello mondiale. Poi una sera, mi sentii anche la più piccola della galassia, ci fu l’immancabile appuntamento sotto le stelle, fra sognatori e fatalisti. Con i telefoni accesi in terrazza, attendevamo che il satellite X riuscisse a localizzare le lucette dei nostri telefonini immaginando che magari, qualche extraterrestre, salvandoci, ci avesse finalmente trasportati su qualche altro pianeta, magari più sano del nostro e senza alcuna invasione di virus nostrani. Si studiavano tutto il giorno le statistiche reali sui nostri combattenti in trincea quelle dei positivi e le sorti dei caduti. C’era chi preferiva scommettere sui futuri divorzi, chi parlava nuovamente delle natalità che avrebbero goduto di improvvise impennate; Intanto Il pianeta, respirava senza di noi, era l’unico che finalmente era rimasto libero! Romantiche le immagini di delfini riemersi nelle acque Veneziane e dei fenicotteri rosa passeggiare in India. I cerbiatti giocavano in riva al mare, gli uccelli non emigravano più. I nostri cani e gatti erano in salvo, non erano contagiosi e finalmente non si abbandonavano. Si iniziavano a definire le sorti degli stadi delle grandi manifestazioni sportive di ogni genere, fermarono forse per la prima volta nella storia, il calcio in Italia, insieme ai suoi preziosi valori. Poi decidevi di amare il tuo corpo come non mai, l’acqua calda, il sapore della menta del dentifricio sul tuo spazzolino, avevano un sapore più buono e mai provato prima. Mettevi il tuo profumo e la tua crema preferiti, quelli che avevi tenuto nel cassetto, semmai fossero arrivate delle occasioni speciali; Riordinando la biancheria, ti infilavi il tuo pigiama di seta favorito, ignorando il fatto che ti avrebbe accompagnata ancora per molto tempo. Poi riaprivi il tuo armadio e i tuoi abiti, che avevi da sempre tanto amato, erano diventati inutili, avevano perso ogni colore e di significato. Arrivarono le prime chiusure definitive dei confini e frontiere. Nessuna via di fuga era più fattibile neanche quelle da mariti e figli. Governanti, badanti e amanti perdevano così, il loro posto in società. La situazione Europea cambiava continuamente, precipitavano dietro di noi, tutto il resto dei paesi. Anche la Svezia e la conclamata poi nemica olandese, si arrendevano alla fine della storia alla presenza del virus. Sarà però la Germania, proclamata vincitrice in relazione alle statistiche e alla gestione di questa avventura, con il Colonello Angela Merlker che cablando e tamponando tutto il suo popolo, era riuscita a salvare molte vite umane. Non dimenticherò mai le immagini degli ospedali spagnoli e delle persone in terra nei corridoi per mancanza di posto. Cadevano i muri e se ne costruivano altri, ma questa volta erano i Messicani a costruirne, per difendersi dagli Americani. Leggevamo incuriositi le notizie dei cinesi, unico paese che aveva già affrontato il nemico, pensando che potessero essere di aiuto e di concreta ispirazione. Wuhan era divento il nostro punto di riferimento, anche se prima non l’avevamo neanche mai sentita nominare; Arrivano anche i primi aiuti inaspettati allo Stivale: Cuba, Cina, Russia e la piccola coraggiosa e vicina Albania, rappresentata dal volto di un Presidente più umano di tutti; Indimenticabili e simbolo di straordinaria solidarietà, le immagini di quei soldati schierati davanti ad un aereo improvvisato: Cinquanta erano i medici volontari albanesi a noi devoti attraverso il sacrificio delle proprie vite. Da noi i numeri e i morti e le informazioni, si confondevano, con una triste media sottostimata di 500 caduti al giorno. Terrificanti le immagini delle sfilate dei carri dei militari di Stato per le strade dei paesini Lombardi con i nostri defunti e vedere i cimiteri sempre più affollati. Non si piangeva più la morte, si piangeva per la forma in cui si moriva. Niente adii in compagnia dei propri cari, ma eravamo davvero soli ed estinti erano i cerimoniali. Il Papa per la prima volta pregava da solo, per celebrare la Pasqua. La Piazza di San Pietro era completamente vuota ma il rumore della folla, si faceva sentire lo stesso. A livello spirituale ci parlavano anche di un salto quantico, ma chissà poi, dove dovevamo saltare. Forse direttamente su un’altra dimensione? Quella sì che sarebbe stata una vera soluzione, almeno fino a quando non fossimo stati al sicuro, magari per farci tornare a qualche giorno prima dell’esistenza del Coronavirus o per farci saltare in avanti al 2021, quando esisterà una cura o un vaccino efficace a salvare molte vite umane. Speravi che il domani, sarebbe stato diverso e che fosse tornato tutto come prima, con un altro panorama; Le notti, erano sempre più difficili e rappresentavano la quiete nell’oscurità, il ritorno alla realtà. Le settimane a seguire rappresentarono senz’altro l’assestamento e l’abitudine facendo della razza umana, quella che si adattava meglio alle circostanze.
OGGI – Oggi, dopo tre mesi, guardiamo dalla finestra della nostra camera da letto, ma la stessa vista, è cambiata. La vita ha uno sguardo nuovo, augurandoci che il nostro pianeta sia intanto divenuto un luogo migliore, con più umanità e solidarietà e giustizia per tutti. La tua casa è diventata l’unico rifugio sicuro, come ai tempi della preistoria e senti un timore strano ogni volta che devi uscire. Conti gli amici caduti in guerra fra le dita di una mano. Il virus ha colpito proprio tutti, dai ricchi ai poveri, dai potenti come il sospettato “Donald Trump” e le loro mogli, agli sportivi di successo e perfino a quelli di sangue blu. Le analisi sugli andamenti delle curve supersoniche dalle strisce rosse e blu, vanno finalmente in discesa, come se fossero i colori delle giostre del luna park. Il virus è diventato quasi un nostro amico, entrando a far parte della nostra vita quotidiana. Ci siamo arresi, non avendo possibilità di scelta, difronte al fatto che per riprenderci la nostra libertà, dobbiamo essere capaci di rischiare la salute, utilizzando tutti i mezzi possibili di protezione e cautela per non inciampare in una nuova tragedia. Lo Stato lancia i dadi della nostra sorte, di fronte all’importanza della ripresa del Paese e della sua Economia. Mentre Confindustria freme, la parola va concessa ai luminari della scienza. I Politici sono sempre più dei fantasmi, con inutili protagonismi e polemiche. Si lasciano consapevolmente sempre di più i social, internet e le tv, credi in un abuso della comunicazione. Nasce perfino un dibattito sulle “fake news” decisamente irrisorio e quasi dittatoriale. Guidare per la strada è diventato sempre più difficile, come andare nello spazio. Hai dimenticato ogni pin delle tue carte di credito. Tornano i maledetti conti da pagare e da riorganizzare. Qualcuno si rimette pure a lavorare reinventando ruoli e situazioni. Le linee telefoniche dei nostri telefoni, sono sempre più sovraccariche. È sempre più esplicito l’arrivo imponente della primavera, prendi finalmente i primi raggi di sole, curi il giardino e le piante, come fossero la cosa più bella del mondo. Gli allenamenti ginnici tornano a sfiancare e torna perfino protagonista il fisico, per quelli che hanno il coraggio di pensare all’estate che è dietro l’angolo, in modalità Security. Un pensiero su di una soffice nuvola rosa, parte diretto alle nuove generazioni, alle quali lasceremo questo buco nero, questo pesantissimo bagaglio. Bambini e adolescenti privati per molto tempo, dalla loro spensieratezza, che non avevano la capacità di capire ciò che realmente stava accadendo. Assumendo delle nuove sembianze si ripensa seriamente al futuro, quello che deve ancora essere disegnato, anche se molte questioni, le comprenderemo quando sarà passato molto tempo…
DOMANI – Domani torneremo senz’altro all’emozione delle “prime volte” quella delle emozioni infantili. Magari, saremo diventati dei grandi gestori delle nostre esistenze, avendo coltivato il valore delle nostre stesse vite, che saranno posizionate al di sopra di tutto. Forse impareremo ad avere più amore per noi stessi, più responsabilità del nostro corpo, attraverso una presa di coscienza ancora più profonda, su ciò che ci farà davvero stare bene. Forse daremo più valore alla terra e mangeremo ciò che avremo coltivato. Saranno rivalutati i prodotti, quelli fatti in casa e torneremo al valore della qualità. Ci prenderemo sempre di più i nostri spazi e quei momenti ai quali non sapremo più rinunciare, approfondendo tutte quelle dottrine che ci faranno ritornare facilmente all’essere. Forse saremo in grado di fare delle nostre vite dei veri capolavori, riscoprendo i propri talenti e facendo emergere le proprie capacità per poi metterli a disposizione degli altri. Forse comprenderemo semplicemente che il periodo di questa stop collettivo, farà riemergere con più forza, quella che è la nostra propria natura. Saremo più forti di prima, avremo annaffiato i nostri sogni e osservato i nostri limiti, dando meno importanza alle nostre ombre. Forse saremo più solidali, il lavoro sociale avrà ancora più rilevanza e gli addetti a questa categoria, saranno di vero aiuto per chi ancora si sentirà debole, spaesato e perduto, in queste nuove società che si prospettano. Daremo finalmente importanza alle persone della terza età? Proteggendoli e costruendo delle dignitose vie per incontrare la morte, sempre nel rispetto della vita. Avremo compreso che nessuno è invincibile verso la parola fine e che nessuno è privo della paura difronte alla morte, sarà forse giunto il momento delle celebrazioni felici, nel passaggio verso l’aldilà? Forse comprenderemo che il separatismo imposto, potrà essere basato solamente sul rispetto dell’altro. Penso ai rapporti fra le persone, nonostante il periodo di separazione, la socialità si dovrà rafforzare, valorizzeremo ancora di più il nostro circolo di amicizie vere. Magari saremo più ribelli, ed oltre a tornare a varcare i confini del mondo, cambierà anche il nostro senso di libertà di espressione. Le nuove leve, avranno argomenti sufficienti, per lottare per le loro nuove ed effervescenti idee e per i loro sani ideali. Forse, avremo finalmente capito, d’essere solamente degli ospiti su questo pianeta e lasceremo alla terra sempre uno spazio di respiro e salveremo tutte le specie viventi, evitando ogni pericolo d’estinzione e i progetti per i nuovi imprenditori, avranno degli scopi benefici affinché la prevenzione, sia più importante della cura. Le mode avranno un ritorno alle origini: È dunque finita l’epoca dell’apparenza e sarà dato spazio solamente alla sostanza. Politici e famosi, torneranno ad essere delle persone normali? I dibattiti e i confronti fra le persone non avranno più senso di apparire, né di carpire l’attenzione del prossimo. Le nostre parole chiave saranno “Condivisione” e “Unione”, mettendo da parte definizioni come “Ego” e Superiorità”. Spenderemo solamente per cose veramente utili, che ci faranno stare bene e protetti da ogni calamità. L’abito non farà più il monaco e ci vestiremo semplici, comodi e monocromatici, ricercando tessuti ai disegni basici ed essenziali. Ci sarà un richiamo culturale, gli stessi eventi sociali saranno più semplici e avranno scopi didattici. Penso alle piccole botteghe artigianali, che rispecchieranno come una volta la loro anima. Penso alle nuove costruzioni, ai palazzi dove vivremo, al rispetto della natura, penso alla sensibilità dell’inquinamento acustico; Penso al nuovo turismo, dove sorgeranno senz’altro pacchetti di viaggi ove riscoprire il nostro benessere, piuttosto che ricercati luoghi di moda, oramai “demodé”. Penso alle scuole, che avranno scoperto la didattica a distanza. Scompariranno le cattedre, non ci saranno più maestri, ma insegnanti di valori di vita fatti di scambi di opinioni e di future opportunità. Penso alla modalità di lavoro in smart working @home che continuerà senza costi e senza fine. Non ci saranno tante riunioni e saremo alla ricerca mirata di persone capaci di creare e formare dei veri e propri team, di veri collaboratori. Persone capaci di dialoghi e di scambi costruttivi, dove tutti lavorano per il “bene comune” quello di una vera Community, della quale finalmente, tutti si sentiranno di far parte. I social – media e la comunicazione lasceranno via libera all’espressione di ogni essere umano. La verità avrà trovato i suoi punti di forza personali e non sarà più simbolo di verità universale, ma soltanto dopo averla attraversata, potrà essere condivisa e celebrata. Ognuno di noi, si troverà a vivere in questo periodo, non solo perché avrà la sufficiente forza per viverlo e superarlo, ma sarà chiamato al passo successivo, per un vero e proprio riconoscimento ed evoluzione, come anima, riprendendo in mano le redini delle nostre esistenze e le nostre responsabilità. Non ci preoccuperemo più del perché questo virus sia arrivato o esistito, finirà l’era di trovare per forza dei colpevoli e questo lungo periodo di letargo, diventerà presto un ricordo lontano…
Mayura Malenotti
Aprile 2020 – Per non dimenticare