Potevamo essere a Roma o in qualsiasi altra parte del mondo, magari a Los Angeles presso una delle gallerie più rinomate, di quelle più innovative e all’avanguardia. E’ con questa sensazione a carattere internazionale che abbiamo vissuto l’esperienza di questa mostra diversa, dove i protagonisti fanno coppia nell’arte e nella vita: Cecilia Arguello, con i suoi quadri e la sua pittura e il noto giornalista Ruggero Marino, che ci sorprende e si cimenta in anteprima con le sue sculture in legno, quasi viventi.
Il museo Venanzo Crocetti ( Fondazione Crocetti) è una galleria d’arte moderna, completamente dedicata al famoso scultore italiano, che custodisce alcune delle sue opere più famose. Il museo lascia pero libero un salone dove si svolgono eventi fra happening musicali e mostre d’arte contemporanea. Proprio qui, in questo spazio anche un po’ austero, prende vita il sogno di Ruggero Marino ( giornalista, scrittore e poeta italiano, ex capo redattore del quotidiano ” Il Tempo” oltre che responsabile per vari anno della cultura e dello spettacolo ) che allestisce una vetrina fatta di sentimenti, ispirata alla moglie Cecilia dove quadri e fantastici personaggi, si coniugano in un inno alla creatività e ai sentimenti.
Alle pareti infatti, si alternano le diverse fasi della vita dell’artista e moglie Cecilia Arguello, dalla giovinezza passata e vissuta in Nicaragua (suo paese di origine) ai due periodi successivi : la sua adolescenza, il periodo trascorso in America e la sua maturità vissuta in Italia, dove poi è rimasta definitivamente, formando la sua famiglia e mettendo le radici.
Tre fasi della vita con luoghi ed esperienze molto diverse, che si riflettono nei suoi lavori. Cambiando moltissimo le espressioni delle figure femminili ( quasi sempre protagoniste) e delle sue simbologie nascoste.
Infatti, nei primi quadri, ai primi passi del percorso artistico, vediamo protagoniste figure molto più semplici, meno raffinate, e animali da compagnia che, rappresentano probabilmente i suoi sogni ingenui e le sue immaginazioni nascoste. Le luci sembrano più tenui, i colori più spenti. Senz’altro la fase piu importante ed espressiva della sua ispirazione, al livello artistico, è quella della adolescenza passata in Nicaragua e successivamente in USA: i simboli che prima erano nascosti escono prorompenti e diventano quasi un’esaltazione al Sacro ed al Profano.
Le figure di donne (madonne) richiamano l’idea dell’Annunciazione della Vergine Maria; donne come Dee e Veneri distese fra la luna e le stelle, maternità piene d’amore con i figli. Ricorrenti anche Angeli e Santi, terre lontane, sentimenti passionali.
Fino ad arrivare alla ultima fase fra Roma dove vive e la casa del Turano dove si ispira ai panorami del lago e alla natura circostante e dove dipinge con tutta l’anima la sua nostalgia verso la sua amata terra d’origine, il Nicaragua: tigri, leopardi e foreste tropicali, sembrano veri e paiono fuoriuscire dalle tele per poterci attaccare, animali selvaggi e foreste incantate costellate da simboli Aztechi e richiami appartenenti ai calendari Maya.
I quadri della Nicaraguense Cecilia Arguello sono davvero pieni di simbologie e stracolmi di colore mettendo in risalto lo spirito innato e l’allegria dell’origine sudamericana. Nel passato, alcune delle sue opere sono state esposte (prima artista in assoluto del suo paese) alla Biennale di Venezia nel 1999. Oggi si mescolano ai lavori e alle sculture di suo marito, sparse ovunque in mezzo alla sala. Sono creazioni in legno trovato nei dintorni della propria casa sulle acque dello specchio d’acqua. Radici dipinte a mano, che richiamano diverse e spesso indefinite figure fantasiose lasciando spazio a tutta la nostra immaginazione nell’interpretarle. Dal pinguino, allo squalo, al buffo e piccolo ranocchio o frog ad E.T. telefono casa o qualche verde marziano. Dai cuori rossi e romantici che poggiano sul nero dei marmi pregiati, alle maestose croci d’oro, dalle diverse misure. Dai busti che sembrano originari mannequin ai pesci abissali e agli uccelli che finalmente paiono spiccare il volo…
Ruggero Marino lascia gli ospiti liberi di decodificare le sue creazioni presentando le sue recenti e nuove e divertenti opere senza un vero titolo. Per finire una sorta di magma, che è la vera protagonista, forse sta a rappresentare l’infinito o uno spazio di vita permanente? Qualcuno accenna alla terra e ai cicli della natura volendo rappresentare l’attuale problematica sul cambio climatico. Cosi, la mostra a sua insaputa, diventa un qualcosa di irripetibile, perché solo dalla richiesta di non volersi definire come artista e con l’umiltà e l’autoironia del principiante, Ruggero Marino fa crescere l’interesse ed il mistero verso la sua insuperabile ed inesauribile capacità creativa.
Mi piace pensare a quest’ uomo come un visionario, dalle mille sfaccettature, a quel Mago, che prima o poi tirerà fuori dal cilindro, l’ennesima magia…continuando incessantemente a mettersi in gioco! Un grande esempio da trasmettere alle nuove generazioni, una spinta verso l’inesplorato e lo sconosciuto!
E allora evviva la vita e in bocca al lupo per il futuro.
Mayura Malenotti
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